13 Novembre 2024
Sun

Alberto Casadei, La suprema inchiesta, Il Saggiatore 2023, pag. 344, € 19,00

E’ un’inchiesta complessa quella che il vicequestore aggiunto Livia Bianchi si accinge a risolvere: a Roma, a soli 157 metri da palazzo Grazioli (residenza romana di Berlusconi), è stata assassinata una escort conosciuta come Bella di Rodi, e l’assassino – un maniaco secondo il medico legale – ha infierito su di lei dopo averla strangolata, fracassandole la base del cranio con un oggetto pesante.
Siamo alla fine del primo decennio di questo secolo, che vede ancora in carica un premier “folcloristico”, con un contorno di figure che fanno scudo a ogni sua licenza. L’investigatrice Livia è ben consapevole degli ostacoli che troverà sul percorso, perché nel passato “le era già stato sottratto un colpevole con la scusa che era nipote del ministro degli Esteri tunisino”. Lei ha due figli, Lorenzo e Giovanna, di diciotto e nove anni; il marito, Angelo Consani, è un architetto che sogna di realizzare una Nuova Città Ideale e cerca la bellezza, perso dietro progetti in 3DMax con cui crea strutture per una umanità che possa essere felice, finalmente in armonia con se stessa e l’ambiente. Sogno ai limiti dell’utopia, che non può realizzare con le sue forze e lo costringe a rivolgersi a persone influenti, potenti e ammanicate.
Il figlio rappresenta i giovani di oggi: “Spettacolo, presenza, apparire. Strategia semplice: depotenziare i desideri per vivere decentemente senza speranze eccessive”. Sono quelli che hanno avuto tutto o si adattano, tanto che lui ha creato il gruppo degli “Akkontentati”, finché un’amica, Ceci, non lo introduce a problematiche di importanza universale, come la iniqua distribuzione della ricchezza e la mancata tutela dell’ambiente. Giovanna invece è mossa da una curiosità vivace, sempre pronta a fare la sua personale lettura delle informazioni e delle esperienze scolastiche.

Difficile seguire le tracce che portano al responsabile dell’omicidio, perché il primo anello individuato – forse colui che “procurava le escort al capo” – viene trovato morto e con la lingua strappata, nell’appartamento che usava quando era a Roma per lavorare in Parlamento. E sfugge anche TVB, acronimo di una emittente da Hong Kong ma anche “personaggio dei berluscones che frequenta l’oriente”, certo Vanni Bucci, conosciuto come Topolino, che per omofonia rimanda al Vanni Fucci dantesco, ladro, uno dei personaggi più inquietanti dell’Inferno.

Ma se il lettore crede di seguire i nostri personaggi nella ricerca si sbaglia, perché Casadei – ordinario di Letteratura italiana alla Università di Pisa –  con una serie di finestre e digressioni di ricordo gaddiano, apre su fatti e personaggi della Storia, della Scienza, della Letteratura, portandoci lontani dall’hic et nunc, salvo poi farci scoprire che ci sono delle analogie, che tutto si ripete, purtroppo, nella vicenda umana: altri, come Eleonora Fonseca Pimental nel 1799, Lavoisier nel 1794, gli ebrei uccisi a Baby Yar nel ’44, tutti sono stati massacrati dopo la morte.

Tutto è legato nella narrazione di Casadei a drammatica dimostrazione che nulla è cambiato nel tempo, e se c’è stato qualche tentativo di cambiamento è stato solo esteriore.
La ricerca di ogni sia pur debole traccia che porti ai responsabili della morte di Bella è ostacolata da una “scia di personaggi poco raccomandabili”: Livia vorrebbe che la ragazza “non fosse morta per una sozza tresca in un mondo e in un paese di marpioni privi di morale e di scrupoli”, tuttavia ha intuito una verità che non può essere dimostrata sulla base di prove, a cui deve rinunciare. Non le rimane che parlare con una entità incorporea e quasi demoniaca ed entrare nell’ambiente del premier e delle sue scorte solo col virtuale e con la fantasia.

Angelo, che insegue la sua Città Ideale, viene invitato a meeting di uomini potenti, ma chi gli presta un momento fugace di ascolto non ha tempo né intenzione di fare di più. Non gli resta che giocare col figlio sul computer, sbizzarrendosi entrambi in architetture e particolari armoniosi e funzionali.

Se gli adulti sono bloccati dal sistema, il mondo dei giovani cerca soluzioni: Lorenzo ora si sente uno di quel 99% escluso dalla ricchezza dei potenti, e partecipa virtualmente allo Zuccotti Park del settembre 2011 col tentativo di assalire Wall Street, in una ideale redistribuzione della giustizia e della ricchezza. Sono giovani consapevoli: “lo sappiamo tutti che i governi democratici sono il frutto di compromessi, quelli dittatoriali sono il frutto di una violenza, le multinazionali hanno solo l’obiettivo di aumentare i profitti. Ribellarsi uccidendo i cattivi e facendo saltare in aria i parlamenti non è una vera soluzione, mica c’è bisogno di Marx per capirlo”.
Giovanna si fa domande su tutto ciò che scopre a scuola, su Osama e Obama, la violenza invade i suoi sogni, cammina sul PC sulle orme di un piccolo australopiteco, alla ricerca di indizi: ma anche per lei “tante domande non hanno risposta”.
Tutti inseguono risposte e verità che sfuggono, irraggiungibili.

Casadei crea un romanzo-affresco con estrema maestria, un romanzo complesso che avvicina narrazione, immagini, informazioni prese da Google, presente e passato, reale e virtuale, immersioni nel futuro rispetto ai tempi dell’accaduto – la devastazione pandemica e lo sviluppo della intelligenza artificiale – con un registro linguistico multiforme non privo di prestiti letterari, con analisi e acuto giudizio critico di un lungo momento politico italiano fatto di discutibili azioni imprenditoriali, di soldi circolanti su banche svizzere e in paradisi fiscali, di conflitti di interesse, di licenza di costumi, di corruzione e menzogne, di giustizia lenta a favore dei potenti: “Dodici, quindici, vent’anni per arrivare al primo grado di giudizio. I furbi sapevano che la giustizia poteva persino arrivare, però al suo arrivo era talmente diverso il contesto in cui si esercitava da essere comunque considerata imperfetta se non inutile”. Con la conseguenza che malcostume e illegalità si sono moltiplicati per imitazione.
Persino Dorota, la polacca venuta in Italia nel 1989 che aiuta in casa dei Bianchi-Consani, si è fatta un’idea dell’Italia “peggio delle repubbliche ex sovietiche, con un premier liberista però amico intimo di dittatori simili a quelli conosciuti da lei”

Poco si salva in questo grande affresco di un’epoca: l’unica certezza di serenità, l’unico filo che lega i protagonisti sta nella famiglia, in un gesto di attenzione e uno sguardo d’affetto rubato ai tempi dell’impegno e del lavoro.
Non si salvano nemmeno i personaggi di questa storia e inducono anche il lettore a porsi domande senza risposta: “E dunque si torna nella stanza dove le sagome di Angelo e Livia sono ormai pietrificate. Sullo schermo appaiono per un momento i volti di Lorenzo e Ceci, sostituiti a rotazione da quello di Bella. Apre la porta Giovanna, tiene sul petto il materiale della sua ricerca sull’Eden, purtroppo limitata a un unico foglio di un nero supremo, fugacemente attraversato da una strana onda azzurrognola, senza inizio senza fine, lontana da stelle o astri”.

Marisa Cecchetti

Marisa Cecchetti vive a Lucca. Insegnante di Lettere, ha collaborato a varie riviste e testate culturali. Tra le sue ultime pubblicazioni i racconti Maschile femminile plurale (Giovane Holden 2012), il romanzo Il fossato (Giovane Holden 2014), la silloge Come di solo andata (Il Foglio 2013). Ha tradotto poesie di Barolong Seboni pubblicate da LietoColle (2010): Nell’aria inquieta del Kalahari.