27 Luglio 2024
Words

Nuovo PD: una lite democratica

Le dimissioni di Matteo Renzi non verranno rifiutate ma, nello stesso tempo, non verranno discusse subito. Questo l’esito della riunione del Pd di ieri. Le dimissioni di Renzi? Non verranno discusse subito? Sono giudicate irrevocabili? Mi sembra che il Pd, in questa sua fase, attraversi un serio dibattito interno che si configura come un alternativa. Il dopo-Renzi sarà ancora renziano? O il dopo Renzi sarà non-renziano?

In questo senso sembra che, comunque, non si possa fare a meno, nel PD, di parlare, discutere, approvare o denegare la figura di Matteo Renzi. Allora questo è un punto importante: se anche il dopo-Renzi sarà all’insegna del confronto con Renzi vuol dire che Renzi qualche cosa l’ha fatta. O, almeno: che richiamarsi a Renzi non è una banalità. Se io imposto il mio futuro con una ragazza sul confronto con la mia ragazza precedente, vuol dire che questa nuova ragazza c’entra poco; ciò che mi interessa è confrontarmi con la ragazza precedente. Così alla fine questo Pd mi sembra che sia diviso tra alternativa (a Renzi) e confronto (con Renzi).

Il Pd non vuole emanciparsi dall’incubo del M5S e della lega: vuole vedersela con Renzi. E con Orfini e con Orlando. Al Pd non interessa, in questa fase, prevedere o fare previsioni su scenari futuribili. Interessa pensare al proprio possibile assetto politico: che poi è l’assetto politico di un partito che si prepara per le Eropee. Ma, in questo senso, anche il confronto/alternativa non è con le altre forze (o meno di governo) è con un possibile asse politico. Che poi è l’asse politico di un partito che si dice democratico e si vuole globalizzato e Nuovo Realista.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.