29 Aprile 2024
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Campo largo o campo lungo?

A bocce ferme si ragiona molto meglio. Martedì 12 marzo (a due giorni di distanza dall’infausto esito elettorale abruzzese), Elly Schlein viene intervistata da Giovanna Vitale per le colonne de La Repubblica. Il titolo dell’articolo è abbastanza eloquente: Non demordo batteremo Meloni. Se restiamo uniti ce la giochiamo. Estrapolo alcuni passaggi rilevanti dell’intervista. La segretaria del PD dice: «Riusciremo a costruire l’alternativa alle destre, in vista delle prossime scadenze elettorali: una coalizione che si confronta e si unisce attorno a un progetto comune e a candidature credibili»; «La strada è tracciata»; «Noi siamo testardamente unitari»; «Dobbiamo puntare a una coalizione ampia e soprattutto coerente, in grado di fissare priorità comuni sui temi»; «E’ un fatto matematico, prima ancora che politico».

Da queste precise dichiarazioni emergono alla fine due punti: la sconfitta in Abruzzo non è stata indicativa di una possibile sconfitta del “campo progressista” finalmente unito e c’è la necessità di realizzare una specie di somma algebrica delle varie forze del centro-sinistra intorno a un progetto comune che sarebbe quello che in filosofia viene chiamato il telos (cioè: il fine, lo scopo, il significato, ciò che dona senso; Talete di Mileto avrebbe detto l’archè) che doni coerenza alle vare proposte politiche oggi diversificate fra un centro liberale alla Matteo Renzi e una sinistra (sia pure “italiana”) un po’ radicale alla Fratoianni e Bonelli (in aria estiva di “cocomero”).

Dunque? L’ipotesi del campo progressista è ancora spendibile se si trovano: 1) un telos; 2) un accordo; 3) la coerenza dei vari innesti (gli addendi da sommare devono essere omologabili; ci vuole buona volontà e coraggio, oltre che forza d’animo, per smussare gli angoli che dividono PD, M5S, Renzi, Calenda, Fratoianni e Bonelli, +Europa e le altre eventuali “forze progressiste”.
Partiamo dal telos: il progetto comune si rifà a quello che potrebbe ancora rappresentare e essere una sinistra in Italia oggi. Elly Schlein dice ancora: «Sono sempre stata convinta che ai cittadini interessino le cose concrete, in grado di offrire risposte ai loro bisogni». La Meloni recentemente ha accusato la Schlein di «Offrire utopie, mentre il mio partito offre cose concrete». Dunque esiste un certo fraintendimento e, come direbbe uno psicanalista lacaniano da quattro soldi: qui qualcuno “ha un problema con la realtà”. Da una parte e dall’altra si rivendica una certa precipua attenzione alla realtà e si accusa, allo stesso tempo e nello stesso modo, l’avversario di dedicarsi, invece, ai sogni. Evidentemente il problema è grosso. È un problema addirittura ontologico: cos’è la realtà oggi in Italia?
La questione del telos è dunque dirimibile e individuabile se sia le forze della destra-centro e se sia le forze del centro-sinistra si mettono d’accordo su che cos’è la realtà (sociale e politica) oggi in Italia. Per ambedue le forze, infatti sembra, attraverso le loro rispettive politiche di non fare altro che “andare incontro ai bisogni della gente”. La questione del telos resta dunque impregiudicata. Rimangono in piedi le questioni dell’«alleanza» e della «coerenza», facilmente risolvibili: ci si mette insieme in una larga coalizione cercando non di creare tutto questo campo progressista con la mission di nascere contro qualcosa, ma con quella di essere per qualcosa.
Ma essere per qualcosa (il “per” in definitiva è solo un machiavellico mezzo) è qualcosa che deve stare di necessità sempre in rapporto a un determinato fine (un telos, appunto).

Dunque tutto si riduce a quei «problemi con la realtà» italiana che sembrano avere sia Meloni che Schlein! Ora, la realtà (qualsiasi cosa essa sia) la si analizza secondo uno preciso schema: i problemi vanno da una parte e le risorse dall’altra. Dunque, da elettori, non resta che formularci due domande.
Le politiche messe in campo da Meloni e soci nascono e sono nate da una corretta valutazione della realtà italiana in questo momento?
La proposta di Schlein e soci nasce da un corretto apprezzamento della «realtà» italiana in questo momento?

E se il campo largo del centro-sinistra sarà difficile da mantenere, si dovrà cominciare a pensare a un campo lungo, da gestire in tempi, appunto, più lunghi. Mentre nella destra-centro il tempo è corto, perché chi governa non ha momenti per riflettere troppo su “chi siamo”…

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.